意大利语学习:意语阅读之《十日谈》(5)
Proemio
COMINCIA IL LIBRO CHIAMATO DECAMERON,
COGNOMINATO PRENCIPE GALEOTTO, NEL
QUALE SI CONTENGONO CENTO NOVELLE IN
DIECI DI’ DETTE DA SETTE DONNE E DA TRE
GIOVANI UOMINI.
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Umana cosa è aver compassione degli afflitti: e come che a ciascuna persona stea bene, a coloro è massima-mente richiesto li quali già hanno di conforto avuto me-stiere e hannol trovato in alcuni; fra quali, se alcuno main’ebbe bisogno o gli fu caro o già ne ricevette piacere, iosono uno di quegli. Per ciò che, dalla mia prima giovi-nezza infino a questo tempo oltre modo essendo accesostato d’altissimo e nobile amore, forse più assai che allamia bassa condizione non parrebbe, narrandolo, si ri-chiedesse, quantunque appo coloro che discreti erano ealla cui notizia pervenne io ne fossi lodato e da molto a sofferire, certo non per crudeltà della donna amata, maper soverchio fuoco nella mente concetto da poco rego-lato appetito: il quale, per ciò che a niuno convenevoletermine mi lasciava un tempo stare, più di noia che biso-gno non m’era spesse volte sentir mi facea. Nella qualnoia tanto rifrigerio già mi porsero i piacevoli ragiona-menti d’alcuno amico e le sue laudevoli consolazioni,che io porto fermissima opinione per quelle essere avve-nuto che io non sia morto.
Ma sì come a Colui piacque il quale, essendo Egli infi-nito, diede per legge incommutabile a tutte le cose mon-dane aver fine, il mio amore, oltre a ogn’altro fervente eil quale niuna forza di proponimento o di consiglio o divergogna evidente, o pericolo che seguir ne potesse,aveva potuto né rompere né piegare, per sè medesimo inprocesso di tempo si diminuì in guisa, che sol di sè nellamente m’ha al presente lasciato quel piacere che egli èusato di porgere a chi troppo non si mette né suoi piùcupi pelaghi navigando; per che, dove faticoso esser so-lea, ogni affanno togliendo via, dilettevole il sento esser rimaso.
Ma quantunque cessata sia la pena, non per ciò è la me-moria fuggita de’ benefici già ricevuti, datimi da coloroà quali per benivolenza da loro a me portata erano gravile mie fatiche: ne passerà mai, sì come io credo, se nonper morte. E per ciò che la gratitudine, secondo che io
credo, trall’altre virtù è sommamente da commendare eil contrario da biasimare, per non parere ingrato homeco stesso proposto di volere, in quel poco che per mesi può, in cambio di ciò che io ricevetti, ora che liberodir mi posso, e se non a coloro che me atarono alli qualiper avventura per lo lor senno o per la loro buona ventu-ra non abbisogna, a quegli almeno a qual fa luogo, alcu-no alleggiamento prestare. E quantunque il mio sosten-tamento, o conforto che vogliam dire, possa essere e siaà bisognosi assai poco, nondimeno parmi quello doversi più tosto porgere dove il bisogno apparisce maggiore, sìperché più utilità vi farà e si ancora perché più vi fia caro avuto.