意大利语学习:意语阅读之《十日谈》(7)
Novella seconda
Abraam giudeo, da Giannotto di Civignì stimolato, va incorte di Roma; e veduta la malvagità de’ cherici, torna a
Parigi e fassi cristiano.
Novella terza
Melchisedech giudeo, con una novella di tre anella, ces-sa un gran pericolo dal Saladino apparecchiatogli.
Novella quarta
Un monaco, caduto in peccato degno di gravissima pu-nizione, onestamente rimproverando al suo abate quella medesima colpa, si libera dalla pena.
Novella quinta
La marchesana di Monferrato, con un convito di galline
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e con alquante leggiadre parolette, reprime il folle amo-re del re di Francia.
Novella sesta
Confonde un valente uomo con un bel detto la malvagia resia de’ religiosi.
Novella settima
Bergamino, con una novella di Primasso e dello abate di
Clignì, onestamente morde una avarizia nuova venuta inmesser can della Scala.
Novella ottava
Guglielmo Borsiere con leggiadre parole trafigge l’ava-rizia di messer Erminio de’ Grimaldi.
Novella nona
Il re di Cipri, da una donna di Guascogna trafitto, di cat-tivo valoroso diviene.
Novella decima
Maestro Alberto da Bologna onestamente fa vergognare
una donna, la quale lui d’esser di lei innamorato voleva far vergognare.
Conclusione della prima giornata
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Introduzione
Comincia la prima giornata del Decameron, nella qualedopo la dimostrazione fatta dall’autore, per che cagione avvenisse di doversi quelle persone, che appresso si mo- strano, ragunare a ragionare insieme, sotto il reggimento di Pampinea si ragiona di quello che più aggrada a cia-scheduno.
Quantunque volte, graziosissime donne, meco pensando riguardo quanto voi naturalmente: tutte siete pietose,tante conosco che la presente opera al vostro iudicio avrà grave e noioso principio, sì come è la dolorosa ri- cordazione della pestifera mortalità trapassata, univer- salmente a ciascuno che quella vide o altramenti conob-be dannosa, la quale essa porta nella fronte. Ma non vo-glio per ciò che questo di più avanti leggere vi spaventi,quasi sempre sospiri e tralle lagrime leggendo dobbiate trapassare. Questo orrido cominciamento vi fia non al-tramenti che a’ camminanti una montagna aspra e erta,presso alla quale un bellissimo piano e dilettevole sia re-posto, il quale tanto più viene lor piacevole quanto mag-giore è stata del salire e dello smontare la gravezza. E sìcome la estremità della allegrezza il dolore occupa, così
le miserie da sopravegnente letizia sono terminate.
A questa brieve noia (dico brieve in quanto poche lettere si contiene) seguita prestamente la dolcezza e il piacere quale io v’ho davanti promesso e che forse non sarebbeda così fatto inizio, se non si dicesse, aspettato. E nelvero, se io potuto avessi onestamente per altra parte me-narvi a quello che io desidero che per così aspro sentiero come fia questo, io l’avrei volentier fatto: ma ciò che, qual fosse la cagione per che le cose che appresso si leg-geranno avvenissero, non si poteva senza questa rame-morazion dimostrare, quasi da necessità constretto a scriverle mi conduco.