《达芬奇密码》第一章(10)
Quando Silas chiuse la comunicazione, la sua pelle fremeva nell’attesa.
"Un’ora" ripeté a se stesso, lieto che il Maestro gli avesse concesso il tempo di fare la necessaria penitenza, prima di entrare in una casa di Dio. "Devo purgare la mia anima dei peccati di quest’oggi." I peccati da lui commessi avevano uno scopo santo. Le azioni di guerra contro i nemici di Dio si effettuavano da secoli. Il perdono era assicurato.
Eppure, come Silas sapeva, l’assoluzione richiedeva un sacrificio.
Dopo avere chiuso gli scuri, si spogliò e si inginocchiò al centro della stanza. Guardando in basso, osservò il cilicio legato alla coscia. Tutti i veri seguaci della Via portavano quello strumento, una fascia di cuoio irta di uncini metallici che incidevano la pelle come continuo memento delle sof-ferenze di Cristo. Il dolore causato dagli uncini aiutava anche a vincere i desideri della carne.
Sebbene Silas, quel giorno, avesse portato il cilicio per più delle due ore richieste, sapeva che si trattava di una giornata particolare. Prese la fibbia e la strinse di un foro, serrando i denti quando gli uncini gli entrarono ancora più profondamente nella carne. Esalando lentamente il fiato, assaporò il dolore come rito di purificazione.
"Il dolore è buono" sussurrò fra sé, ripetendo le sacre parole di padre Jo-semaría Escrivá, il Maestro dei Maestri. Anche se Ascriva era morto nel 1975, la sua saggezza era sopravvissuta, le sue parole erano ancora sussur-