意大利语学习:意语阅读之《十日谈》(10)
E in tanta afflizione e miseria della nostra città era la re-verenda autorità delle leggi, così divine come umane,quasi caduta e dissoluta tutta per li ministri e esecutoridi quelle, li quali, sì come gli altri uomini, erano tutti omorti o infermi o sì di famigli rimasi stremi, che uficio alcuno non potean fare; per la qual cosa era a ciascun li-cito quanto a grado gli era d’adoperare. Molti altri serva-vano, tra questi due di sopra detti, una mezzana via, non strignendosi nelle vivande quanto i primi né nel bere e nell’altre dissoluzioni allargandosi quanto i secondi, maa sofficienza secondo gli appetiti le cose usavano e sen-za rinchiudersi andavano a torno, portando nelle mani chi fiori, chi erbe odorifere e chi diverse maniere di spe-zierie, quelle al naso ponendosi spesso, estimando esse-re ottima cosa il cerebro con cotali odori confortare, conciò fosse cosa che l’aere tutto paresse dal puzzo de’ mor-ti corpi e delle infermità e delle medicine compreso e puzzolente.
Alcuni erano di più crudel sentimento, come che per av-ventura più fosse sicuro, dicendo niuna altra medicina essere contro alle pestilenze migliore né così buona come il fuggir loro davanti; e da questo argomento mos-si, non curando d’alcuna cosa se non di sé, assai e uomi-ni e donne abbandonarono la propia città, le propie case,i lor luoghi e i lor parenti e le lor cose, e cercarono l’al-trui o almeno il lor contado, quasi l’ira di Dio a punire leiniquità degli uomini con quella pestilenza non dovefossero procedesse, ma solamente a coloro opprimere li quali dentro alle mura della lor città si trovassero, com-mossa intendesse; o quasi avvisando niuna persona in quella dover rimanere e la sua ultima ora esser venuta.
E come che questi così variamente oppinanti non moris-sero tutti, non per ciò tutti campavano: anzi, inferman-done di ciascuna molti e in ogni luogo, avendo essi stes-si, quando sani erano, essemplo dato a coloro che sanirimanevano, quasi abbandonati per tutto languieno. Elasciamo stare che l’uno cittadino l’altro schifasse e qua-si niuno vicino avesse dell’altro cura e i parenti insiemerade volte o non mai si visitassero e di lontano: era consì fatto spavento questa tribulazione entrata né petti de-gli uomini e delle donne, che l’un fratello l’altro abban-donava e il zio il nipote e la sorella il fratello e spessevolte la donna il suo marito; e (che maggior cosa è equasi non credibile), li padri e le madri i figliuoli, quasi loro non fossero, di visitare e di servire schifavano.
Per la qual cosa a coloro, de’ quali era la moltitudineinestimabile, e maschi e femine, che infermavano, niunoaltro sussidio rimase che o la carità degli amici (e di questi fur pochi) o l’avarizia de’ serventi, li quali da grossi salari e sconvenevoli tratti servieno, quantunque per tutto ciò molti non fossero divenuti: e quelli cotantierano uomini o femine di grosso ingegno, e i più di taliservigi non usati, li qual niuna altra cosa servieno che diporgere alcune cose dagl’infermi addomandate o di ri-guardare quando morieno; e, servendo in tal servigio, sé molte volte col guadagno perdeano.
E da questo essere abbandonati gli infermi da’ vicini, da’parenti e dagli amici e avere scarsità di serventi, discor- se uno uso quasi davanti mai non udito: che niuna, quantunque leggiadra o bella o gentil donna fosse, infer-mando, non curava d’avere a’ suoi servigi uomo, egli sifosse o giovane o altro, e a lui senza alcuna vergogna ogni parte del corpo aprire non altrimenti che a una fe-mina avrebbe fatto, solo che la necessità della sua infer-mità il richiedesse; il che, in quelle che ne guerirono, fu forse di minore onestà, nel tempo che succedette, cagio-ne. E oltre a questo ne seguio la morte di molti che peravventura, se stati fossero atati, campati sarieno; di che,tra per lo difetto degli opportuni servigi, li quali gl’infer-mi aver non poteano, e per la forza della pestilenza, era tanta nella città la moltitudine che di dì e di notte morie-no, che uno stupore era a udir dire, non che a riguardar-lo. Per che, quasi di necessità, cose contrarie a’ primi co-stumi de’ cittadini nacquero tra quali rimanean vivi.
Era usanza (sì come ancora oggi veggiamo usare) che ledonne parenti e vicine nella casa del morto si ragunava-no e quivi con quelle che più gli appartenevano piagne-vano; e d’altra parte dinanzi alla casa del morto co’ suoiprossimi si ragunavano i suoi vicini e altri cittadini as-sai, e secondo la qualità del morto vi veniva il chericato;ed egli sopra gli omeri sé suoi pari, con funeral pompa di cera e di canti, alla chiesa da lui prima eletta anzi la morte n’era portato. Le quali cose, poi che a montar co-minciò la ferocità della pestilenza tutto o in maggior