意大利语综合考试辅导复习资料48
分类: 意大利语
时间: 2022-08-26 01:16:04
作者: 全国等级考试资料网
32. A Pinocchio gli vengono gli orecchi di ciuco, e poi diventa un ciuchino vero e comincia a ragliare.
Pinocchio si risveglia con gli orecchi di ciuco
E questa sorpresa quale fu?
Ve lo dirò io, miei cari e piccoli lettori: la sorpresa fu che Pinocchio, svegliandosi, gli venne fatto naturalmente di grattarsi il capo; e nel grattarsi il capo si accorse...
Indovinate un po’ di che cosa si accorse?
Si accorse con sua grandissima maraviglia che gli orecchi gli erano cresciuti più d’un palmo.
Voi sapete che il burattino, fin dalla nascita, aveva gli orecchi piccini piccini: tanto piccini che, a occhio nudo, non si vedevano neppure! Immaginatevi dunque come restò, quando si poté scorgere che i suoi orecchi, durante la notte, erano così allungati, che parevano due spazzole di padule.
Andò subito in cerca di uno specchio, per potersi vedere: ma non trovando uno specchio, empì d’acqua la catinella del lavamano, e specchiandovisi dentro, vide quel che non avrebbe mai voluto vedere: vide, cioè, la sua immagine abbellita di un magnifico paio di orecchi asinini.
Lascio pensare a voi il dolore, la vergogna e la disperazione del povero Pinocchio!
Cominciò a piangere, a strillare, a battere la testa nel muro: ma quanto più si disperava, e più i suoi orecchi crescevano, crescevano e diventavano pelosi verso la cima. Al rumore di quelle grida acutissime, entrò nella stanza una bella Marmottina, che abitava il piano di sopra: la quale, vedendo il burattino in così grandi smanie, gli domandò premurosamente:
"Che cos’hai, mio caro casigliano?"
"Sono malato, Marmottina mia, molto malato... e malato d’una malattia che mi fa paura! Te ne intendi tu del polso?"
"Un pochino."
"Senti dunque se per caso avessi la febbre."
La Marmottina alzò la zampa destra davanti: e dopo aver tastato il polso di Pinocchio gli disse sospirando:
"Amico mio, mi dispiace doverti dare una cattiva notizia!..."
"Cioè?"
"Tu hai una gran brutta febbre!..."
"E che febbre sarebbe?"
"è la febbre del somaro."
"Non la capisco questa febbre!" rispose il burattino, che l’aveva pur troppo capita.
"Allora te la spiegherò io", soggiunse la Marmottina. "Sappi dunque che fra due o tre ore tu non sarai più burattino, né un ragazzo..."
"E che cosa sarò?"
"Fra due o tre ore, tu diventerai un ciuchino vero e proprio, come quelli che tirano il carretto e che portano i cavoli e l’insalata al mercato."
"Oh! povero me! povero me!" gridò Pinocchio pigliandosi con le mani tutt’e due gli orecchi, e tirandoli e strapazzandoli rabbiosamente, come se fossero gli orecchi di un altro.
"Caro mio, replicò la Marmottina per consolarlo, che cosa ci vuoi tu fare? Oramai è destino. Oramai è scritto nei decreti della sapienza, che tutti quei ragazzi svogliati che, pigliando a noia i libri, le scuole e i maestri, passano le loro giornate in balocchi, in giochi e in divertimenti, debbano finire prima o poi col trasformarsi in tanti piccoli somari."
"Ma davvero è proprio così?" domandò singhiozzando il burattino.
"Purtroppo è così! E ora i pianti sono inutili. Bisognava pensarci prima!"
"Ma la colpa non è mia: la colpa, credilo, Marmottina, è tutta di Lucignolo!..."
"E chi è questo Lucignolo!..."
"Un mio compagno di scuola. Io volevo tornare a casa: io volevo essere ubbidiente: io volevo seguitare a studiare e a farmi onore... ma Lucignolo mi disse: "Perché vuoi annoiarti a studiare? perché vuoi andare alla scuola? Vieni piuttosto con me, nel Paese dei Balocchi: lì non studieremo più: lì ci divertiremo dalla mattina alla sera e staremo sempre allegri"."
"E perché seguisti il consiglio di quel falso amico? di quel cattivo compagno?"
"Perché?... Perché, Marmottina mia, io sono un burattino senza giudizio... e senza cuore. Oh! se avessi avuto un zinzino di cuore, non avrei mai abbandonato quella buona Fata, che mi voleva bene come una mamma e che aveva fatto tanto per me!... e a quest’ora non sarei più un burattino... ma sarei invece un ragazzino a modo, come ce n’è tanti! Oh!... ma se incontro Lucignolo, guai a lui! Gliene voglio dire un sacco e una sporta!"
Pinocchio si risveglia con gli orecchi di ciuco
E questa sorpresa quale fu?
Ve lo dirò io, miei cari e piccoli lettori: la sorpresa fu che Pinocchio, svegliandosi, gli venne fatto naturalmente di grattarsi il capo; e nel grattarsi il capo si accorse...
Indovinate un po’ di che cosa si accorse?
Si accorse con sua grandissima maraviglia che gli orecchi gli erano cresciuti più d’un palmo.
Voi sapete che il burattino, fin dalla nascita, aveva gli orecchi piccini piccini: tanto piccini che, a occhio nudo, non si vedevano neppure! Immaginatevi dunque come restò, quando si poté scorgere che i suoi orecchi, durante la notte, erano così allungati, che parevano due spazzole di padule.
Andò subito in cerca di uno specchio, per potersi vedere: ma non trovando uno specchio, empì d’acqua la catinella del lavamano, e specchiandovisi dentro, vide quel che non avrebbe mai voluto vedere: vide, cioè, la sua immagine abbellita di un magnifico paio di orecchi asinini.
Lascio pensare a voi il dolore, la vergogna e la disperazione del povero Pinocchio!
Cominciò a piangere, a strillare, a battere la testa nel muro: ma quanto più si disperava, e più i suoi orecchi crescevano, crescevano e diventavano pelosi verso la cima. Al rumore di quelle grida acutissime, entrò nella stanza una bella Marmottina, che abitava il piano di sopra: la quale, vedendo il burattino in così grandi smanie, gli domandò premurosamente:
"Che cos’hai, mio caro casigliano?"
"Sono malato, Marmottina mia, molto malato... e malato d’una malattia che mi fa paura! Te ne intendi tu del polso?"
"Un pochino."
"Senti dunque se per caso avessi la febbre."
La Marmottina alzò la zampa destra davanti: e dopo aver tastato il polso di Pinocchio gli disse sospirando:
"Amico mio, mi dispiace doverti dare una cattiva notizia!..."
"Cioè?"
"Tu hai una gran brutta febbre!..."
"E che febbre sarebbe?"
"è la febbre del somaro."
"Non la capisco questa febbre!" rispose il burattino, che l’aveva pur troppo capita.
"Allora te la spiegherò io", soggiunse la Marmottina. "Sappi dunque che fra due o tre ore tu non sarai più burattino, né un ragazzo..."
"E che cosa sarò?"
"Fra due o tre ore, tu diventerai un ciuchino vero e proprio, come quelli che tirano il carretto e che portano i cavoli e l’insalata al mercato."
"Oh! povero me! povero me!" gridò Pinocchio pigliandosi con le mani tutt’e due gli orecchi, e tirandoli e strapazzandoli rabbiosamente, come se fossero gli orecchi di un altro.
"Caro mio, replicò la Marmottina per consolarlo, che cosa ci vuoi tu fare? Oramai è destino. Oramai è scritto nei decreti della sapienza, che tutti quei ragazzi svogliati che, pigliando a noia i libri, le scuole e i maestri, passano le loro giornate in balocchi, in giochi e in divertimenti, debbano finire prima o poi col trasformarsi in tanti piccoli somari."
"Ma davvero è proprio così?" domandò singhiozzando il burattino.
"Purtroppo è così! E ora i pianti sono inutili. Bisognava pensarci prima!"
"Ma la colpa non è mia: la colpa, credilo, Marmottina, è tutta di Lucignolo!..."
"E chi è questo Lucignolo!..."
"Un mio compagno di scuola. Io volevo tornare a casa: io volevo essere ubbidiente: io volevo seguitare a studiare e a farmi onore... ma Lucignolo mi disse: "Perché vuoi annoiarti a studiare? perché vuoi andare alla scuola? Vieni piuttosto con me, nel Paese dei Balocchi: lì non studieremo più: lì ci divertiremo dalla mattina alla sera e staremo sempre allegri"."
"E perché seguisti il consiglio di quel falso amico? di quel cattivo compagno?"
"Perché?... Perché, Marmottina mia, io sono un burattino senza giudizio... e senza cuore. Oh! se avessi avuto un zinzino di cuore, non avrei mai abbandonato quella buona Fata, che mi voleva bene come una mamma e che aveva fatto tanto per me!... e a quest’ora non sarei più un burattino... ma sarei invece un ragazzino a modo, come ce n’è tanti! Oh!... ma se incontro Lucignolo, guai a lui! Gliene voglio dire un sacco e una sporta!"