意大利语综合考试辅导复习资料46
分类: 意大利语
时间: 2019-01-22 16:13:26
作者: 全国等级考试资料网
30. Pinocchio, invece di diventare un ragazzo, parte di nascosto col suo amico Lucignolo per il Paese dei Balocchi.
Pinocchio e Lucignolo
Com’è naturale, Pinocchio chiese subito alla Fata il permesso di andare in giro per la città a fare gli inviti: e la Fata gli disse:
"Vai pure a invitare i tuoi compagni per la colazione di domani: ma ricordati di tornare a casa prima che faccia notte. Hai capito?"
"Fra un’ora prometto di essere bell’e ritornato", replicò il burattino.
"Bada, Pinocchio! I ragazzi fanno presto a promettere: ma il più delle volte, fanno tardi a mantenere."
"Ma io non sono come gli altri: io, quando dico una cosa, la mantengo."
"Vedremo. Caso poi tu disubbidissi, tanto peggio per te."
"Perché?"
"Perché i ragazzi che non danno retta ai consigli di chi ne sa più di loro, vanno sempre incontro a qualche disgrazia."
"E io l’ho provato!" disse Pinocchio "Ma ora non ci ricasco più!"
"Vedremo se dici il vero."
Senza aggiungere altre parole, il burattino salutò la sua buona Fata, che era per lui una specie di mamma, e cantando e ballando uscì fuori della porta di casa.
In poco più d’un’ora, tutti i suoi amici furono invitati. Alcuni accettarono subito e di gran cuore: altri da principio si fecero un po’ pregare; ma quando seppero che i panini da inzuppare nel caffè-e-latte sarebbero stati imburrati anche dalla parte di fuori, finirono tutti col dire: "Verremo anche noi, per farti piacere".
Ora bisogna sapere che Pinocchio, fra i suoi amici e compagni di scuola, ne aveva uno prediletto e carissimo, il quale si chiamava di nome Romeo: ma tutti lo chiamavano col soprannome di Lucignolo, per via del suo personalino asciutto, secco e allampanato, tale e quale come il lucignolo nuovo di un lumino da notte.
Lucignolo era il ragazzo più svogliato e più birichino di tutta la scuola: ma Pinocchio gli voleva un gran bene. Difatti andò subito a cercarlo a casa, per invitarlo alla colazione, e non lo trovò: tornò una seconda volta, e Lucignolo non c’era: tornò una terza volta, e fece la strada invano.
Dove poterlo ripescare? Cerca di qua, cerca di là, finalmente lo vide nascosto sotto il portico di una casa di contadini.
"Che cosa fai costì?" gli domandò Pinocchio, avvicinandosi.
"Aspetto la mezzanotte, per partire..."
"Dove vai?"
"Lontano, lontano, lontano!"
"E io che son venuto a cercarti a casa tre volte!..."
"Che cosa volevi da me?"
"Non sai il grande avvenimento? Non sai la fortuna che mi è toccata?"
"Quale?"
"Domani finisco di essere un burattino e divento un ragazzo come te, e come tutti gli altri."
"Buon pro ti faccia."
"Domani, dunque, ti aspetto a colazione a casa mia."
"Ma se ti dico che parto questa sera."
"A che ora?"
"Fra poco."
"E dove vai?"
"Vado ad abitare in un paese... che è il più bel paese di questo mondo: una vera cuccagna!..."
"E come si chiama?"
"Si chiama il Paese dei Balocchi. Perché non vieni anche tu?"
"Io? no davvero!"
"Hai torto, Pinocchio! Credilo a me che, se non vieni, te ne pentirai. Dove vuoi trovare un paese più salubre per noialtri ragazzi? Lì non vi sono scuole: lì non vi sono maestri: lì non vi sono libri. In quel paese benedetto non si studia mai. Il giovedì non si fa scuola: e ogni settimana è composta di sei giovedì e di una domenica. Figurati che le vacanze dell’autunno cominciano col primo di gennaio e finiscono coll’ultimo di dicembre. Ecco un paese, come piace veramente a me! Ecco come dovrebbero essere tutti i paesi civili!..."
"Ma come si passano le giornate nel Paese dei Balocchi?"
"Si passano baloccandosi e divertendosi dalla mattina alla sera. La sera poi si va a letto, e la mattina dopo si ricomincia daccapo. Che te ne pare?"
"Uhm!..." fece Pinocchio: e tentennò leggermente il capo, come dire: "è una vita che farei volentieri anch’io!".
"Dunque, vuoi partire con me? Sì o no? Risolviti."
"No, no, no e poi no. Oramai ho promesso alla mia buona Fata di diventare un ragazzo perbene, e voglio mantenere la promessa. Anzi, siccome vedo che il sole va sotto, così ti lascio subito e scappo via. Dunque addio e buon viaggio."
Pinocchio e Lucignolo
Com’è naturale, Pinocchio chiese subito alla Fata il permesso di andare in giro per la città a fare gli inviti: e la Fata gli disse:
"Vai pure a invitare i tuoi compagni per la colazione di domani: ma ricordati di tornare a casa prima che faccia notte. Hai capito?"
"Fra un’ora prometto di essere bell’e ritornato", replicò il burattino.
"Bada, Pinocchio! I ragazzi fanno presto a promettere: ma il più delle volte, fanno tardi a mantenere."
"Ma io non sono come gli altri: io, quando dico una cosa, la mantengo."
"Vedremo. Caso poi tu disubbidissi, tanto peggio per te."
"Perché?"
"Perché i ragazzi che non danno retta ai consigli di chi ne sa più di loro, vanno sempre incontro a qualche disgrazia."
"E io l’ho provato!" disse Pinocchio "Ma ora non ci ricasco più!"
"Vedremo se dici il vero."
Senza aggiungere altre parole, il burattino salutò la sua buona Fata, che era per lui una specie di mamma, e cantando e ballando uscì fuori della porta di casa.
In poco più d’un’ora, tutti i suoi amici furono invitati. Alcuni accettarono subito e di gran cuore: altri da principio si fecero un po’ pregare; ma quando seppero che i panini da inzuppare nel caffè-e-latte sarebbero stati imburrati anche dalla parte di fuori, finirono tutti col dire: "Verremo anche noi, per farti piacere".
Ora bisogna sapere che Pinocchio, fra i suoi amici e compagni di scuola, ne aveva uno prediletto e carissimo, il quale si chiamava di nome Romeo: ma tutti lo chiamavano col soprannome di Lucignolo, per via del suo personalino asciutto, secco e allampanato, tale e quale come il lucignolo nuovo di un lumino da notte.
Lucignolo era il ragazzo più svogliato e più birichino di tutta la scuola: ma Pinocchio gli voleva un gran bene. Difatti andò subito a cercarlo a casa, per invitarlo alla colazione, e non lo trovò: tornò una seconda volta, e Lucignolo non c’era: tornò una terza volta, e fece la strada invano.
Dove poterlo ripescare? Cerca di qua, cerca di là, finalmente lo vide nascosto sotto il portico di una casa di contadini.
"Che cosa fai costì?" gli domandò Pinocchio, avvicinandosi.
"Aspetto la mezzanotte, per partire..."
"Dove vai?"
"Lontano, lontano, lontano!"
"E io che son venuto a cercarti a casa tre volte!..."
"Che cosa volevi da me?"
"Non sai il grande avvenimento? Non sai la fortuna che mi è toccata?"
"Quale?"
"Domani finisco di essere un burattino e divento un ragazzo come te, e come tutti gli altri."
"Buon pro ti faccia."
"Domani, dunque, ti aspetto a colazione a casa mia."
"Ma se ti dico che parto questa sera."
"A che ora?"
"Fra poco."
"E dove vai?"
"Vado ad abitare in un paese... che è il più bel paese di questo mondo: una vera cuccagna!..."
"E come si chiama?"
"Si chiama il Paese dei Balocchi. Perché non vieni anche tu?"
"Io? no davvero!"
"Hai torto, Pinocchio! Credilo a me che, se non vieni, te ne pentirai. Dove vuoi trovare un paese più salubre per noialtri ragazzi? Lì non vi sono scuole: lì non vi sono maestri: lì non vi sono libri. In quel paese benedetto non si studia mai. Il giovedì non si fa scuola: e ogni settimana è composta di sei giovedì e di una domenica. Figurati che le vacanze dell’autunno cominciano col primo di gennaio e finiscono coll’ultimo di dicembre. Ecco un paese, come piace veramente a me! Ecco come dovrebbero essere tutti i paesi civili!..."
"Ma come si passano le giornate nel Paese dei Balocchi?"
"Si passano baloccandosi e divertendosi dalla mattina alla sera. La sera poi si va a letto, e la mattina dopo si ricomincia daccapo. Che te ne pare?"
"Uhm!..." fece Pinocchio: e tentennò leggermente il capo, come dire: "è una vita che farei volentieri anch’io!".
"Dunque, vuoi partire con me? Sì o no? Risolviti."
"No, no, no e poi no. Oramai ho promesso alla mia buona Fata di diventare un ragazzo perbene, e voglio mantenere la promessa. Anzi, siccome vedo che il sole va sotto, così ti lascio subito e scappo via. Dunque addio e buon viaggio."